Iniziato il progetto ROCPOP Life - Foreste marine da ripristinare pure a Miramare

Pubblicato sul Piccolo di Trieste il 20 marzo 2018
Tipologia news: 
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Data pubblicazione
Pubblicato il: 
20/03/2018
Sede: 
Trieste

 

Foreste marine da ripristinare pure a Miramare

Dai fondali stanno scomparendo le alghe brune (Cystoseira), indispensabili al sistema

 

Quando si parla di deforestazione selvaggia il pensiero corre subito all'Amazzonia, ma le foreste pluviali non sono le uniche che rischiano di scomparire. Sul fondo del Mare Nostrum stanno rapidamente scomparendo le foreste marine di Cystoseira, un genere di alghe brune che si trova principalmente nelle acque temperate dell'emisfero nord, nel Mar Mediterraneo e nell'oceano Pacifico e Indiano. Queste alghe, che possono raggiungere l'altezza di un metro e mezzo, svolgono la stessa funzione degli alberi di una foresta tropicale: producono ossigeno tramite la fotosintesi e rappresentano un habitat per altri organismi vegetali e animali, come i pesci che ci depongono le uova. Una loro scomparsa innescherebbe una serie di effetti a catena che finirebbero col riflettersi negativamente anche sulle attività economiche, dalla pesca al turismo. Per invertire questa tendenza è partito in questi giorni il progetto ROCPOP Life, che ha come obiettivo quello di rimboschire, con una tecnica innovativa, le foreste marine di Cystoseira all'interno delle Aree marine protette di Cinque Terre e Miramare, dove quest'alga era presente in passato. «Già nel 2000 abbiamo notato che le foreste marine stavano scomparendo dal nostro mare - spiega Annalisa Falace, coordinatrice del progetto e ricercatrice dell'ateneo giuliano -. Quando il tema è diventato rilevante per la Comunità Europea, che ha deciso di proteggere queste foreste, nel Golfo di Trieste non c'era già più Cystoseira». A causarne la scomparsa sono principalmente gli impatti antropici: la costruzione di porticcioli, la movimentazione degli scogli, gli sversamenti urbani, gli erbicidi e inquinanti chimici di diversa natura portati a mare attraverso i fiumi. A questo si sommano gli impatti dei cambiamenti climatici. La Cystoseira, spiega Falace, ha delle spore abbastanza pesanti che cadono vicino alla pianta madre, perciò non è possibile pensare a un ripopolamento spontaneo: serve l'intervento umano. «Così come lottiamo per preservare le foreste terrestri, dovremmo lottare per preservare le foreste marine, che svolgono funzioni analoghe sott'acqua», spiega l'algologa. Falace insieme all'assegnista di ricerca Sara Kaleb e a un gruppo di ricercatrici dell'Università di Genova, ha messo a punto un sistema innovativo per lavorare al ripopolamento delle foreste marine di Cystoseira: «Anziché espiantare e ritrapiantare la Cystoseira nei luoghi in cui è scomparsa, abbiamo messo a punto una tecnica di coltura che consente di ottenere nuove "plantule" da piccoli pezzetti di Cystoseira in riproduzione. Così non si danneggia la popolazione donatrice», spiega Falace. Le cinque ricercatrici si sono calate nei panni di "contadini del mare": da un singolo apice di Cystoseira riescono a produrre moltissime plantule. «Le portiamo in laboratorio e le coltiviamo secondo i protocolli messi a punto con l'Università di Genova - racconta -: facciamo crescere le piantine su dischetti ecosostenibili e biodegradabili che questa primavera andremo a inserire in mare per aiutare queste "alghe buone" a ripopolare il Mediterraneo». L'esperimento pilota verrà portato avanti nelle Cinque Terre e a Miramare. «Si agisce sulle aree marine protette perché tutti gli elementi di controllo messi in campo a livello gestionale sono la migliore garanzia per ottenere il risultato atteso - spiega Saul Ciriaco, della Riserva Marina di Miramare -. In questo modo assicureremo un monitoraggio costante sulla crescita delle nuove foreste marine».

Giulia Basso per il Piccolo, 20 marzo 2018 (pagina 28)

 

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Ultimo aggiornamento: 22-03-2018 - 09:41
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