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La prof.ssa Francesca Malfatti in Antartide sulla Nave da Ricerca Laura Bassi
In Viaggio con la Scienza – Le Avventure DSV nel Mondo
La professoressa Francesca Malfatti, afferente al Dipartimento di Scienze della Vita e docente di Microbiologia è rientrata, ad inizio marzo, dalla sua seconda missione in Antartide dove ha partecipato alla XL spedizione del programma Nazionale di Ricerche in Antartide PNRA. Ha trascorso 1 mese sulla nave N/R (Nave da Ricerca) “Laura Bassi” per il progetto IBIZA (Iron-BInding organic ligands – planktonic microbes interactions in coastal and offshore Zones of the Ross Sea (Antarctica)) coordinato dall’OGS (dr. Mauro Celussi), e che ha visto la partecipazione dell’Università degli Studi di Trieste, quella di Genova e dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope.
La N/R Laura Bassi è attualmente l’unica nave italiana in grado di operare in mari polari, sia in Antartide sia in Artico. È una nave rompighiaccio conforme al cosiddetto ‘Polar Code’, idonea per accedere a zone coperte da ghiaccio marino.
Il 25 gennaio 2025, la prof.ssa Malfatti ha iniziato il viaggio sulla Laura Bassi sotto l’esperta guida del Comandante Franco Sedmak, imbarcandosi a Lyttelton in Nuova Zelanda e facendo rotta verso il polo sud, destinazione la base Mario Zucchelli (74.6945° S, 164.1129° E), per poi dirigersi nel mare di Ross.
I mari antartici sono noti per le frequenti burrasche, causate dai forti venti generati della differenza di temperatura tra i ghiacci e l'oceano aperto. Già nell’800 i marinai avevano attribuito nomi suggestivi alle latitudini australi a testimoniare le difficoltà di navigare in queste aree: i 40° di latitudine erano noti come “I ruggenti” e i 50° come “Gli urlanti”. La Laura Bassi ha fatto rotta proprio nel bel mezzo di queste urla.
La prof.ssa Malfatti descrive gli spostamenti con entusiasmo perché “Quando la nave rompe i ghiacci- dice - si sentono dei fragorosi rumori ed è un momento meraviglioso. Inoltre sui ghiacci si possono osservare foche e pinguini nel loro habitat naturale ed è un’esperienza unica.”
Le aree della nave dedicate alla ricerca sono numerose e ben attrezzate:
- Laboratorio umido e asciutto di 90 m2 totali
- Ampia area di operazioni a poppa e camera Baltica
- Gru telescopica di poppa per messa a mare
- Gru su ponte di coperta da 5 t a 10 m
- Alloggiamento per container-laboratorio con collegamento diretto all’area operazioni di poppa
Per poter supportare realmente le ricerche scientifiche marine la nave è, inoltre, dotata di specifica strumentazione scientifica installata a bordo.
Gli studi della prof.ssa Malfatti sono rivolti alla comprensione del ruolo dei microrganismi marini (batteri, virus Archaea e microalghe) nel mantenere la funzionalità dell'ecosistema oceano, nelle interazioni con l'atmosfera e nelle interazioni con il clima. In un solo litro di acqua di mare, nelle zone costiere, la maggioranza invisibile (the unseen majority) è rappresentata da circa 1.000.000.000 di batteri) e 10.000-100.000 microalghe e la loro diversità è enorme. Il progetto IBIZA vuole comprendere meglio come i microrganismi competono per il ferro. Il ferro, infatti, viene usato da noi, dai batteri e dalle microalghe, per respirare e fare fotosintesi rispettivamente, ma nel mare è un elemento limitante. Le acque antartiche sono caratterizzate da abbondanza di fosfato, nitrato e silicato, nutrimenti necessari per le microalghe. In un contesto di cambiamento climatico, e di innalzamento della CO2 atmosferica, capire come le microalghe crescono e competono per il ferro con i batteri è molto importante per poter stimare la "capacità di cattura biologica di CO2 nell'oceano antartico" e valutare la sua dinamica nel tempo.
Per fare questo, durante la missione, sono stati raccolti campioni di acqua su una griglia di stazioni nel Mare di Ross. L'acqua campionata con delle bottiglie speciali, in grado di chiudersi a diverse profondità, è stata poi filtrata per estrarre il DNA e l’RNA così da identificare da un lato i batteri e le microalghe presenti e dall’altro quali geni stanno esprimendo, ovvero il loro metabolismo e strategie adattative, in relazione al ferro presente.
Durante la navigazione sono stati allestiti degli esperimenti articolati sulle 24 ore e in cui i batteri e le microalghe sono stati sottoposti a diversi regimi di competizione modulando il “tipo” e la concentrazione di ferro. Le analisi chimiche verranno svolte all’Università di Genova, mentre i colleghi dell’Università di Napoli modellizzeranno l’oceanografia di queste aree. Al rientro a Trieste, inizieranno le analisi di biologia molecolare, in collaborazione con l’OGS.
La prof.ssa Malfatti racconta, infine, che la vita sulla nave si differenzia in giornate di lavoro e in giornate di navigazione. Le prime prevedono turni di campionamento delle acque e successiva filtrazione nonché sperimentazione nei laboratori. “Un vantaggio è che nell’estate antartica c’è luce 24 ore su 24 perciò è possibile campionare giorno e giorno” spiega. Nelle giornate di navigazione, invece, la giornata tipo della prof.ssa Malfatti prevedeva la sveglia alle 6, palestra per un'ora per smaltire le calorie accumulate nei pasti cucinati eccellentemente dai cuochi di bordo, per poi continuare con la colazione alle 7. Il pranzo è alle 11 e la cena alle 18. Durante il resto della giornata venivano organizzate le operazioni e si discuteva di quello che si sarebbe potuto fare in funzione del tempo atmosferico, dell’impetuosità del mare, del vento e dell’eventuale onda lunga.
La 40° spedizione scientifica antartica è finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico,, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della rompighiaccio Laura Bassi.
Ultimo aggiornamento: 09-05-2025 - 08:48