Alumni UniTS: Storie di Successo - 11 Novembre 2024

 

 

L’ 11 novembre, in occasione degli eventi legati al Centenario dell’Università degli Studi di Trieste, si è svolto, presso l’edificio M, in un’Aula Magna nuovamente gremita di studenti, il secondo incontro con scienziati di fama internazionale, alumni dell’Ateneo triestino, che hanno fatto ritorno presso l’Università degli Studi di Trieste dove, diversi anni fa, hanno conseguito la laurea o il dottorato. L’evento, intitolato “Alumni UniTS: storie di successo”, ha visto presenti la prof.ssa Gabriella Vigliocco e il prof. Dario Floreano, accolti dal loro mentore, il Professor Emerito Walter Gerbino. I due ex-studenti sono stati invitati dal Direttore del Dipartimento per raccontare la loro esperienza di vita e i loro percorsi professionali per poter essere d’ispirazione ai futuri psicologi presenti in aula.

 

La mattinata è iniziata con i saluti del Direttore di Dipartimento, il prof. Ivan Donati, che ha portato il benvenuto agli alumni da parte del Rettore.

Ha poi presentato gli ospiti il Professor Emerito Walter Gerbino, figura importante sia nella loro formazione iniziale che per il corso di laurea stesso. Il prof. Gerbino ha raccontato quali fossero stati i primordi della psicologia presso l’Università di Trieste, con il prof. Kanizsa all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia, per evolvere in una disciplina indipendente. Ha poi descritto brevemente gli inizi in qualità di studenti e/o dottorandi dei due illustri ospiti, lasciando infine la parola alla professoressa Vigliocco.

 

La prof.ssa Vigliocco ha iniziato il racconto partendo dagli studi presso l’Università di Padova dove si iscrisse seguendo il suo spirito di avventura che la spinse lontano dal paesino di origine in Piemonte, per laurearsi in Psicologia Sperimentale nel 1990. In seguito conseguì il dottorato presso l’Università degli Studi di Trieste dove conobbe non solo il professor Gerbino, ma anche coloro che diventarono sue care amiche e colleghe. In particolare ricorda con commozione la prof.ssa Pelizzon la quale fu per lei un riferimento e un supporto sia nella vita professionale che in quella vita privata e che un anno fa purtroppo è mancata prematuramente. Proseguendo nel racconto la professoressa Vigliocco ha ricordato l’incontro casuale con il prof. Garret, durante una conferenza a Trieste e come ciò l’abbia portata a Tucson presso l’Università dell’Arizona come post-doc, permettendole di superare le incertezze sulla scelta di percorrere la difficile strada della ricerca. Successivamente si è spostata all’Università del Wisconsin come Assistant Professor. La sua voglia di migliorare ed esplorare l’ha condotta anche in Olanda, a lavorare presso il Max Planck Institute for Psycholinguistics ed in ultimo a Londra, dove attualmente è full professor di psicologia del linguaggio e direttrice del Language and Cognition Laboratory e del Doctoral Training Programme for the Ecological Study of the Brain. La professoressa descrive le sue passioni per la psicologia cognitiva, per quella dello sviluppo e quella computazionale, per la linguistica e per le neuroscienze. Nello specifico nelle sue ricerche si occupa da molti anni dello studio sull’apprendimento del linguaggio nei bambini. Non sono mancati i richiami ai momenti professionali difficili, in particolar modo quando, con lungimiranza, ha iniziato, partendo dallo studio del linguaggio dei segni, ad interessarsi allo studio della relazione tra le iconicità, o parole onomatopeiche e i linguaggi così detti arbitrari, ambito che non riscuoteva l’interesse dei colleghi, ma che nel tempo si è dimostrato, invece, un campo da esplorare, approfondire e studiare sul quale, dal 2012, sono aumentate le pubblicazioni in modo esponenziale. La prof.ssa Vigliocco ha voluto infine passare il messaggio ai giovani studenti presenti in aula che nella ricerca è necessario essere tenaci e credere nelle proprie intuizioni, ricordando loro, però, di non trascurare e nemmeno rimandare troppo, il coronamento dei sogni e degli obiettivi della sfera privata, mantenendo sempre vive le passioni e gli hobby.

 

E’ stata poi la volta del professor Floreano il quale ha più volte ringraziato il prof. Gerbino che gli ha permesso fin dall’inizio, durante il suo periodo di tesi, di utilizzare le sue attrezzature, come ad esempio il computer, per iniziare a dedicarsi alla sua grande passione, le reti neurali. Il professor Floreano si è laureato nel 1988 con una tesi in psicofisica. Una volta laureatosi e dopo aver iniziato ad insegnare nella scuola, è stato contattato proprio dal professor Gerbino che gli ha sottoposto la possibilità di sottoscrivere un contratto di due anni con il CNR. Al termine di questa esperienza, il prof. Floreano ha conseguito un Master in reti neurali all'Università di Stirling, in Scozia, nel 1992. E’ tornato, quindi, nuovamente a Trieste ottenendo il dottorato con una tesi sull’Intelligenza Artificiale e Robotica. Infine è diventato professore ordinario presso la Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL) in Svizzera e direttore del Laboratorio di Sistemi Intelligenti. Il prof. Floreano descrive brevemente il sistema svizzero di finanziamento della ricerca e delle grandi soddisfazioni ottenute dando i suoi contributi pionieristici ai campi della robotica evolutiva, della robotica aerea e della soft robotics. Spiega, inoltre, che i suoi studi pionieristici hanno portato allo sviluppo di sofisticati droni intelligenti ad uso civile, partendo dai suoi primi prototipi ad ali fisse, realizzati quando ancora non esisteva una normativa che ne regolamentasse l’utilizzo, fino ad arrivare a quelli attuali, complessi e versatili, che volano come uccelli. Il professore descrive gli studi effettuati per rendere i droni agili e autonomi, ispirandosi agli insetti, dotandoli di occhi composti e di un cervello elettronico affinché fossero in grado di evitare gli ostacoli, senza bisogno di un pilota. Incappato in alcune difficoltà in quanto, come gli insetti che messi in una scatola sbattono ripetutamente sulle pareti, anche i droni andavano a sbattere. Perciò gli sforzi del suo team si sono concentrati sullo studio delle strutture esoscheletriche, creando corpi pieghevoli e una locomozione multimodale per attutire l’impatto e non cadere al suolo. Fino ad arrivare all’ultimo modello evoluto: il drone falco, le cui ali, dotate di piume artificiali, possono modificare la loro superfice, piegarsi e inclinarsi come quelle degli uccelli. Proseguendo, il prof. Floreano ha mostrato agli studenti le immagini dei sotterranei del suo laboratorio dove vengono testate le macchine, si tratta di in una sala alta quanto una palestra di ginnastica e grande metà campo da basket, con sensori alle pareti e un ventilatore munito di numerose eliche per simulare la forza del vento e capace di riprodurre le condizioni meteorologiche esterne. Per concludere, descrive le numerose applicazioni dei suoi droni sia nell’agricoltura, che nella mappatura e nella ricognizione e i vantaggi rispetto ai droni ad elica in quanto la peculiarità del drone falco è di volteggiare a grande velocità e muoversi in spazi ristretti con un consumo energetico limitato, ha infatti un’autonomia doppia rispetto un drone elicottero di pari peso. Il prof. Floreano, come sottolineato da una dei Rappresentanti degli Studenti presente in sala, ha quindi mostrato ai ragazzi un’applicazione nuova e diversa della psicologia.

 

La mattinata si è conclusa con la tavola rotonda organizzata dai Rappresentanti degli Studenti che hanno sottoposto ai relatori alcuni interessanti quesiti con diversi interventi dal pubblico.

Ultimo aggiornamento: 10-01-2025 - 13:00