I programmi di ricerca coordinati dal Professor Giulianini comprendono la comprensione di base dei processi fisiologici dei Crostacei e dei Pesci, legati alla crescita e alla riproduzione; la caratterizzazione genetica applicata alla gestione delle azioni di ripopolamento.
Sviluppo di metodi innovativi autocidi per controllare Procambarus clarkii
Il gambero rosso della Louisiana, Procambarus clarkii (Girard, 1852), è un Crostaceo Decapode originario del sud-est degli Stati Uniti che viene definito specie invasiva perché "è un agente di cambiamento e minaccia la diversità biologica delle specie native" (IUCN 2014). P. clarkii è stato introdotto in Europa all'inizio degli anni '70 per scopi di acquacoltura e oggi è il gambero più cosmopolita, essendo presente in tutti i continenti ad eccezione dell'Australia e dell'Antartide (Scalici e Gherardi, 2007).
Il nostro obiettivo è quello di raggiungere una migliore comprensione della biologia di P. clarkii al fine di stabilire nuovi metodi di controllo delle popolazioni.
La tecnica di rilascio di maschi sterili (SMRT) è stata scelta nella regione del Friuli Venezia Giulia (Italia) come parte della strategia per controllare le popolazioni locali di gamberi della Louisiana. L'SMRT consiste nel rilascio nell'ambiente di maschi sterili che sono sessualmente attivi e in grado di competere con maschi non trattati per l'accoppiamento.
L'immunocompetenza è stata scelta per valutare lo stato di salute dei maschi dopo la radiazione. Gli emociti circolanti di maschi irradiati con una dose di 40 Gy, dopo 20 giorni, hanno mostrato un diametro significativamente inferiore nei granuli di emociti ialini e semigranulari, ma non sono state riscontrate altre evidenti alterazioni ultrastrutturali rispetto agli animali non irradiati. I maschi irradiati hanno mostrato una diminuzione significativa di circa l'80% degli emociti circolanti e un aumento della frequenza degli emociti semigranulari e granulari. Non sono state registrate differenze significative nell'attività della fenoloxidasi basale e totale e ciò potrebbe, in parte, spiegare il buon livello di sopravvivenza dei maschi irradiati nonostante il drastico declino del numero di emociti.
Siamo ora concentrati sulla ricerca di metodi autocidi innovativi, caratterizzati dall'uso di molecole specifiche per la specie, facili da diffondere, producibili su larga scala e utilizzabili durante tutto l'anno. L'ormone iperglicemico dei Crostacei CHH è stato somministrato con successo per via orale in P. clarkii utilizzando una microemulsione acqua/olio/acqua intrappolata in una matrice gelificata. Dopo la somministrazione di CHH, i livelli di glicemia sono aumentati significativamente in animali epeduncolati dopo 6 ore dall'ingestione e nei gamberi intatti dopo 5 ore.
Genetica di popolazione dei salmonidi per la conservazione e gestionedelle specie autoctone Salmo marmoratus e Thymallus thymallus nei bacini del Friuli Venezia Giulia.
Ricerca condotta da dr. Silvia Battistella
Tali specie risultano in declino sia a causa della riduzione dell’habitat e della qualità delle acque che per competizione e/o ibridazione con ecotipi alloctoni. Vengono utilizzati marcatori mitocondriali (CR) e nucleari (microsatelliti) per analisi filogenetiche e valutazione dell’introgressione con ecotipi alloctoni.
Thymallus thymallus Salmo marmoratus
Analisi di alcuni parametri ematici nelle api, indicatori di stress ambientale
Ricerca condotta da dr. Silvia Battistella
Analisi di parametri emolinfatici coinvolti nella risposta immunitaria umorale (fenolossidasi e la sua forma inattiva proPO) e cellulare (emociti circolanti nell’emolinfa), utilizzati quali biomarker per l’individuazione di inquinanti quali pesticidi (Es. :Neonicotinoidi, insetticidi sistemici usati nella concia del mais) in Apis mellifera ligustica.
Ecologia dei coleotteri carabidi, quali bioindicatori della qualità ambientale in relazione all’espansione di specie vegetali alloctone come Ailanthus altissima nel Carso goriziano (Nord Adriatico).
Ricerca condotta da dr. Silvia Battistella
Il gradiente di vegetazione è la prima causa che raggruppa le specie, con una chiara divisione in specie che colonizzano habitat aperti (specie termofile e prative), habitat semi-aperti ( specie silvicole e termofile) e habitat chiusi (specie silvicole e forestali).
Ailanthus altissima è correlata al maggior numero di specie di coleotteri carabidi osservati nell'area di studio, in conformità con molti altri studi che descrivono una ricchezza più specifica in aree degradate, a causa della presenza di specie generaliste e opportunistiche. Tali specie mostrano una maggiore mobilità e capacità invasive che consentono loro di essere più abbondanti nell'habitat disturbato, dove la disponibilità di prede è più alta. Se consideriamo il turnover della specie, A. altissima promuove un’omogeneizzazione delle specie.
Grafici tratti dalla tesi di Dottorato della dr.ssa Costanza Uboni “LA NEOFITIZZAZIONE DEGLI HABITAT E LA SUA RIPERCUSSIONE SULLE COMPONENTI VEGETALI E SULL’ENTOMOFAUNA DEL CARSO DINARICO ITALIANO “, di cui la dott.ssa Battistella era tutor per la parte animale.
Utilizzo del DNA barcoding per l’identificazione dell’origine e ricchezza in piante all’interno del miele
Ricerca condotta da dr. Silvia Battistella
Dodici mieli millefiori più due mieli specifici (Santoreggia e Acacia), prodotti in diversi siti in un'area del Carso del Nord Adriatico ricca dal punto di vista floristico, sono stati esaminati utilizzando il DNA-barcode marker ITS2. Per determinare la composizione tassonomica del miele è stato prodotto un ampio data base di sequenze barcode. Nei quattordici campioni di miele sono state identificate centosette specie vegetali, ognuno è stato originato da un mix di piante comuni appartenenti a Castanea, Corylus, Quercus, Fagus, Salix e diversi taxa di piante erbacee. Molte specie tipiche del Carso sono state rilevate nella maggior parte dei campioni di miele, fornendo una chiara firma per l'identità geografica di questi prodotti. Il DNA della pianta tossica Senecio inaequidens è stata rilevata in un campione, illustrando l'utilità del DNA barcoding per la valutazione della sicurezza del miele, come già riportato da Bruni et al. (2015) per la pianta tossica Atropa belladonna. Inoltre, abbiamo rilevato anche la presenza di muffe quali Zygosaccaromices mellis e Malassezia restricta.