Nuova pubblicazione: Circulating Cell-Free DNA Integrity for Breast and Prostate Cancer: What Is the Landscape for Clinical Management of the Most Common Cancers in Women and Men?

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Data pubblicazione
Pubblicato il: 
12/02/2025

E' stata recentemente pubblicata sulla rivista Interantional Journal of Molecular Sciences una review intitolata " Circulating Cell-Free DNA Integrity for Breast and Prostate Cancer: What Is the Landscape for Clinical Management of the Most Common Cancers in Women and Men?", che ha coinvolto il gruppo di ricerca in Biopsia liquida del DSV, in collaborazione con colleghi del dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e della Salute, dell'Univeristà di Palermo, dell'Università del Texas e dell'ospedale di Cremona.

Segue l'abstract del lavoro:

Nei paesi industrializzati, il cancro al seno (Breast Cancer, BC) e il cancro alla prostata (Prostate Cancer, PCa) sono patologie oncologiche ad alto impatto sociale per le quali c’è una continua richiesta di biomarcatori in biopsia liquida che possano stratificare in modo sempre più preciso la diagnosi, la prognosi e la risposta terapeutica. La biopsia liquida sta diventando sempre più uno strumento importante in ottica di medicina di precisione ed ha il notevole vantaggio di essere poco invasiva e potenzialmente molto informativa della patologia. L'integrità del DNA libero circolante (circulating cell-free DNA integrity, cfDI) rappresenta un'alternativa alle analisi mirate sul DNA tumorale circolante (ctDNA). Il cfDI viene misurato come rapporto tra frammenti lunghi e corti di un determinato bersaglio di DNA.  Si basa sul fatto che in presenza di un tumore, il DNA libero circolante ha un diverso grado di frammentazione in quanto le cellule tumorali andando incontro a diversi tipi di morte e, avendo aberrazioni genomiche, danno luogo al rilascio di frammenti di DNA di diversa lunghezza rispetto alle cellule sane. Inoltre, il cfDI può avere come bersaglio elementi ripetitivi del DNA (ad esempio sequenze ALU e LINE), che, essendo molto abbondanti nel genoma, possono consentire di rilevare tumori anche in fase molto precoce. Infine, il cfDI oltre ad essere potenzialmente rappresentativo dell’eterogeneità del cancro in tutte le sue fasi, supera il problema dell'eterogeneità delle mutazioni e della loro frequenza nelle diverse fasi della patologia. In questa revisione, riassumiamo gli studi sul cfDI nel BC e nel PCa. Gli studi in letteratura dimostrano che il cfDI nel BC ha il potenziale per essere utilizzato ai fini di migliorare la diagnosi precoce, individuare le metastasi e la recidiva in modo anticipato. Nel complesso, i risultati suggeriscono che nel BC il cfDI potrebbe essere utilizzato come uno dei parametri insieme ad altri biomarcatori di biopsia liquida (ad esempio, cfDNA, ctDNA, CTC, ecc.) o a marcatori biochimici, radiologici e/o a dati antropometrici ai fini clinici. In particolare, il cfDI potrebbe essere utile per migliorare la diagnosi precoce e i programmi di screening per popolazioni specifiche (ad esempio, donne con familiarità o ereditarietà per il BC) nonché per una più accurata prognosi e per predire la risposta alle terapie. Poiché il BC metastatico (MBC) può essere curato come una malattia cronica, c’è stato anche interesse nell'esplorare il valore prognostico e predittivo di cfDI nel MBC. A questo proposito, il cfDI insieme alle mutazioni del ctDNA potrebbe permettere di ottenere informazioni più precise sulla progressione del tumore e sulla risposta alla terapia. Molto interessante è il potenziale del cfDI per differenziare tra pazienti con BC triplo negativo (TNBC) e non-TNBC al fine di identificare precocemente pazienti TNBC. Al contrario, nel PCa gli studi sul cfDI sono limitati e pertanto il potenziale valore clinico del cfDI deve essere ancora definito. Tuttavia, nel PCa si è già delineato l’interesse per verificare se il cfDI potrebbe essere un biomarcatore utile per la sorveglianza attiva di alcuni pazienti a rischio. Interessante notare che per alcuni bersagli, gli studi sul cfDI hanno dimostrato lo stesso significato clinico sia nel BC che nel PCa. Ciò incoraggia ulteriori indagini nei pazienti con PCa, basate sugli studi nei pazienti con BC come quelli che utilizzano le sequenze ripetitive del DNA per determinare il cfDI. Sicuramente per poter far entrare il cfDI nella pratica clinic, sono necessari ulteriori sforzi nella ricerca per standardizzare l'analisi attraverso l’attuazione di precisi protocolli preanalitici, che preservino le caratteristiche chimico-fisiche del DNA circolante libero, e l'uso di tecnologie di alta qualità in grado di garantire specificità, sensibilità e riproducibilità della metodica analitica. Questo in combinazione con ampi studi multicentrici potrà definire il potenziale del cfDI come biomarcatore per la pratica clinica sia per il BC che per il PCa.

 

Il lavoro completo può essere letto al seguente link: https://doi.org/10.3390/ijms26030900

Ultimo aggiornamento: 12-02-2025 - 13:54
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